TRIBUNA GAVARNO (4-3-3):Parsani, M. Brevi, Bassanelli, Manenti, Faccini (24’ st Cortinovis), Grassi (17’ st Alfieri), M. Pezzotta, Longhi (6’ st Giozzi), Morosini, Ma. Pezzotta (40’ st Oberti), Piantoni (13’ st Previtali). All. Lussana
ALBANO (4-2-3-1): Zambonelli, Assolari, Finazzi (14’ st Rinaldi), A. Biava, A. Brevi, Nicoli (48’ st Grena), Panseri (29’ st Fratus), O. Biava, Pedroni, El Qadiri, Colleoni (17’ st Bellani). All. Carrara
ARBITRO: Fatta di Bergamo
RETI: 24’ pt su rig. Colleoni (A), 39’ pt El Qadiri (A)
TRIBULINA: L’alba della partita è oscura per la Tribulina Gavarno.
L’Albano, infatti, chiude la gara nei primi 45’, sebbene i padroni di casa abbiano combattuto fino all’ultimo per capovolgere le sorti del match: gli uomini di Lussana pagano la scarsa concretezza sotto rete, al contrario di quelli di Carrara, infallibili nel colpire, al momento giusto. Inoltre la direzione di gara dell’arbitro Fatta non è sembrato eccellente e ciò ha in più occasioni condizionato il clima del match, con un’espulsione da annotare, quella di Previtali che ha lasciato in dieci la Tribulina nelle ultime battute del match.
La prima parte della gara è una battaglia calcistica: le squadre si affrontano a viso aperto, disperdono
energie, ma chi concretizza al meglio è l’Albano. Al 20’,A. Brevi entra in area e conclude per ben due volte: sulla prima, trova il no del portiere locale, sulla seconda è Bassanelli a salvare sulla
linea. Al 24’ la situazione che sblocca il tabellino: in virtù di un rimpallo sul braccio di M. Brevi,
l’arbitro decreta il rigore che Colleoni realizza infilando alle spalle di Parsani.
Allo scoccare del 39’ il raddoppio: O. Biava imbecca El Qadiri che prontamente gonfia la rete.
Nella ripresa l’Albano torna in campo per difendere il risultato e sfruttare le ripartenze, bloccando ogni tentativo della Tribulina, che recrimina un rigore per il braccio di O. Biava su cross di Faccini, ma per l’arbitro Fatta non è penalty. Giornata «tribolata» e un po’ sfortunata per i locali, tre punti ottimi per gli ospiti.
Tratto da "L'Eco di Bergamo" del 2 Ottobre 2017
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