giovedì 26 dicembre 2013

"1973-2013 BUON COMPLEANNO TRIBULINA GAVARNO"


Pubblichiamo di seguito una lettera di auguri per il 40° di attività che ci è giunta quest'anno:

C'è un compleanno da festeggiare e voglio dire un grazie così grande che più grande non si può. C'è un sogno nato quarant'anni fa che si è trasformato in una stupenda realtà; e il sogno e la realtà a volte si confondono, certe volte si spintonano, altre volte si abbracciano, qualche volta hanno gli occhi carichi di preoccupazione e altre ancora sprizzano di gioia anche dai capelli che qualcuno oramai non ha più! Ci sono tanti ragazzi che entrano nelle gioie e nelle fatiche della vita attraverso lo sport; ci sono genitori, allenatori e dirigenti che dimenticano quasi tutto per dedicarsi a ragazzi di cui non sanno niente fino a qualche minuto prima di incontrarli. Da li poi inizia la magia della vita!
...Così, per dire "grazie" a tante persone, ho pensato a una storiella che non vuole essere solo qualcosa di personale, ma una di quelle decine, centinaia di storie che accadono e si vivono dentro le società sportive.
Vi racconto la mia storia. Cominciamo...
Sono nato a Torre dè Roveri in una vecchia cascina, la Tezza; da una parte la cucina con la dispensa, al piano di sopra la loggia e le camere da letto; nel mezzo un cortile di ciottoli e dall'altra parte la stalla con la mucca e il vitello, i conigli e il pollaio con le galline; sopra la stalla il portico con il fieno, dove, il pomeriggio del giorno di Natale di cinquant'anni fa, il papà e la mamma avevano giocato all'amore e dopo nove mesi sono nato io. Dietro la casa il vigneto, l'orto e il capanno dove il papà e il nonno coltivavano la loro passione per la caccia. A qualche decina di metri scorreva tranquillo un piccolo ruscello dove in autunno si montava una "strana caffettiera" per fare la grappa. Era l'ultimo giorno di scuola e frequentavo la quarta elementare. Sulle prime luci del mattino, davanti alla tazza di caffelatte con i biscotti, è arrivato lo zio Franco e parlava con la mamma sottovoce; diceva che il papà aveva avuto un incidente sul lavoro e l'avevano portato all'ospedale di Bergamo. Dopo dieci giorni il papà è volato in Cielo e anche se ci capivo veramente poco, so che una settimana dopo, insieme a mio fratello, sono partito per la colonia a Pinarella di Cervia. Sono rimasto al mare per tanto tempo e quando sono tornato, dopo due mesi, non abitavo più nella stessa casa, non frequentavo più la stessa scuola, non incontravo più i miei amici. Non conoscevo nessuno a Tribulina, a parte i miei due cugini Mauro e Stefano che abitavano vicino a me. I tre anni della scuola media sono stato in collegio perchè la mamma doveva trovarsi un lavoro per mantenere i quattro figli che aveva. In questo contesto ho conosciuto il CSI di Bergamo e la PTG, infatti, proprio in quel 1973 era nata la Società e l'anno successivo la squadra dei Giovanissimi a 7 in cui giocavo anch'io.
Gigi Assolari con il 127 azzurro e Piero Poloni con il 128 verde ci portavano agli allenamenti e alle partite: tre davanti, quattro dietro e due nel baule. Io eri felice anche perchè la partita di campionato mi dava la possibilità di tornare dal collegio tutte le domeniche invece che ogni quindici giorni. Il primo anno perdevamo sempre; ricordo un 13-0 e anche un 14-1, ma due anni dopo siamo arrivati alla finale provinciale, giocata a Valbrembo contro lo Zogno. Abbiamo perso ai calci di rigore anche perchè io ho calciato sulla traversa e piangevo, piangevo...Però per me è stato fondamentale, tramite la squadra dei giovanissimi, trovare nuovi amici, sentirmi uno di loro anche se frequentavo la scuola a Bergamo e trovare allenatori e dirigenti che si interessavano a me. La compagnia con cui ho vissuto gli anni dell'adolescenza era composta da ragazzi che giocavano tutti nella PTG e rimangono ancora oggi, dopo tanti anni, persone appiccicate sul mio cuore. A 16 anni mi hanno chiamato a giocare in seconda categoria, ma io pensavo alla discoteca, ai primi baci, alle illusioni e ai sogni di quell'età. Non sono stato lontano a lungo dai campi di gioco, così dopo qualche anno la mia passione per il calcio ha preso il sopravvento e sono tornato a correre e a inseguire il pallone perchè in quel rettangolo di erba, di sabbia o di fango mi sentivo davvero bene! Sono in debito con questa Società che mi ha veramente aiutato a sorridere e a piangere, che mi ha dato un grande aiuto per diventare quello che sono, che mi ha anche dato quella fiducia che non è fatta solo di parole. Gesù Cristo ha fatto dei miracoli, anche la Madonna a Lourdes e a Fatima, San Francesco e Padre Pio; però anche i dirigenti e gli allenatori che dedicano il loro tempo ai ragazzi(e a quelli che ragazzi non sono più!) anche se nessuno lo dirà mai loro, ne sono certo, fanno miracoli.

Buon Complenno, auguri
Lele 


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